HomeCuriositàIl lato B di Expo: 30mila prostitute in più

Il lato B di Expo: 30mila prostitute in più

man-with-prostitute

Mentre a Milano, in occasione di Expo, si stima che siano arrivate dalle 15mila alle 30mila prostitute, secondo un sondaggio condotto da Analisi Politica, autorevole rivista indipendente di ricerca socio-politica, il 92% degli italiani, di cui il 67% di matrice cattolica, auspica la revisione della Legge 75 del 1958, detta Legge Merlin”.

Questi i dati choc sul fenomeno della prostituzione in Italia comunicati a Reggio Emilia dalla senatrice Maria Spilabotte, vicepresidente della Commissione Lavoro al Senato della Repubblica, e dall’onorevole Pierpaolo Vargiu, presidente della Commissione Affari sociali della Camera dei Deputati, nel corso del convegno dal titolo “Addio Merlin. Prostituzione: quale riforma?” per fare il punto sulle proposte di legge depositate in Parlamento finalizzate ad arginare le criticità di questo provvedimento legislativo nell’interesse comune di tutelare la legalità e contrastare il traffico e lo sfruttamento delle persone coinvolte.

“Il fenomeno della prostituzione in Italia è gestito da sessanta cartelli malavitosi attraverso il reclutamento e la riduzione in schiavitù di migliaia di donne. Si stima siano 9 milioni i clienti: una persona su tre usufruisce di sesso a pagamento. Circa 70mila le persone che si prostituiscono e di queste almeno 50mila sono vittime di sfruttamento”. La senatrice Spilabotte ha quindi sottolineato: “La nostra proposta di legge non ha la presunzione di sradicare il fenomeno, che sarebbe possibile solo attraverso la prevenzione, intervenendo sull’educazione e sulla formazione dei giovani. Noi abbiamo presentato un testo di “Norme per la regolamentazione della prostituzione”, che sarà calendarizzato a dicembre nelle Commissioni Giustizia e Sanità del Senato, che segue un approccio non criminalizzante, ma neo-regolamentarista, lo stesso adottato anche da Amnesty International nella recente conferenza di Dublino”.

Non meno drammatici, in proporzione, i dati esposti da Alfa Strozzi, responsabile del progetto “Rosemary” del Comune di Reggio Emilia che si occupa del recupero delle sex walkers, che ha tracciato una fotografia della diffusione del fenomeno nel territorio della nostra provincia. “La prostituzione a Reggio Emilia è di origine rumena, prevalentemente rom, e nigeriana, e deriva da contesti di assoluta povertà. Le organizzazioni criminali ricattano le prostitute, di età sempre più giovane, vittime di violenze e di esclusione sociale quasi totale, tenendo sotto scacco le loro famiglie. A Reggio è sempre più diffuso anche il fenomeno della prostituzione invisibile, e quindi impenetrabile, nei centri massaggi, estetici, nelle palestre. Così come è presente un gruppo di transessuali brasiliani ed ecuadoregni, i quali, con hanno approcci e modalità di forte aggressività, creano grosse difficoltà nella comunità”.

E mentre il professore Alberto Cadoppi, ordinario di Diritto penale presso l’Università degli studi di Parma, curatore del recente volume “Prostituzione e diritto penale”, in una chiara lezione di diritto comparato sulla regolamentazione della prostituzione a livello europeo ha delineato tre modelli abolizionista, neo-proibizionista e neo- regolamentarista – spiegando che “quest’ultimo è sicuramente il più appropriato, posto che rimane fondamentale partire dall’educazione culturale e sociale nelle scuole e nelle università, come avviene nel resto d’Europa, perché la legge non potrà mai risolvere il problema se non miglioreranno i costumi” –  l’avvocato penalista Liborio Cataliotti, del Foro di Reggio Emilia, ha evidenziato come la giurisprudenza stia svolgendo una funzione suppletiva delle funzioni dei legislatori. “Quando la giurisprudenza crea il diritto e non si limita ad applicarlo, chiosando il sistema anglosassone del diritto penale sostanziale, allora è segno che quella norma va cambiata. Anche se temo – ha aggiunto Cataliotti – che le giuste ambizioni legiferanti dei nostri relatori siano destinate a soccombere alle ragioni della Chiesa. In tal caso, allora, che si raccolgano le firme e si faccia un referendum”.

L’iniziativa, moderata dal questore della Camera dei Deputati, onorevole Stefano Dambruoso, e promossa dai Rotary Club Reggio Emilia Val di Secchia, Reggio Emilia e Reggio Emilia Terra di Matilde, con il patrocinio di Comune e Ordine degli Avvocati di Reggio Emilia, ha rappresentato un importante momento di approfondimento e di confronto sullo stato di avanzamento delle proposte di legge presentate in Parlamento affrontando, secondo approcci diversi, un tema di grande complessità che coinvolge l’opinione pubblica in un dibattito sempre più ampio, nell’interesse comune di tutelare la legalità e contrastare il traffico e lo sfruttamento delle persone coinvolte.

Molti gli interventi qualificati da parte del numeroso pubblico presente in sala, tra cui, per tutti, quello del magistrato del Tribunale di Reggio Emilia Gianluigi Morlini, che si è unito a quelli del dottor Luca Reggiani, presidente del Rotary Club Reggio Emilia Val di Secchia, del professor Paolo Pasini, governatore Rotary del Distretto 2072, dell’avvocato Natalia Maramotti, assessore a Sicurezza e Cultura della legalità e Città storica del Comune di Reggio Emilia, e dell’avvocato Celestina Tinelli, membro del Consiglio nazionale forense, uniti tutti dal denominatore comune della necessità di lavorare sull’educazione e sulla formazione dei giovani e la sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Con l’auspicio di un urgente provvedimento per una profonda revisione della Legge Merlin da parte del presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Reggio Emilia, avvocato Franco Mazza, si è chiusa la mattinata di lavori.

Nessun commento

Siamo spiacenti, il modulo di commento è chiuso in questo momento.