Padroni di casa, di Edoardo Gabbriellini. Con Valerio Mastandrea, Elio Germano, Gianni Morandi, Valeria Bruni Tedeschi. Drammatico, Italia 2012.
Le note liete: la bellezza dell’Appennino Tosco Emiliano e il modo in cui è fotografato, le musiche, l’idea di un paesino che poi tanto tranquillo non è, soprattutto e senza ironia alcuna uno strepitoso Gianni Morandi, che fa se stesso (il cantante) ma aggiunge una insospettabile dose di bastardaggine, richiesta dal copione. Insomma, sentire pronunciare da mister “Fatti mandare dalla mamma”, protagonista di dimenticabilissime commediole anni ’60, frasi del tipo, “Non voglio rotture di coglioni” e “La vita non dura un cazzo”, in maniera convincente, vale il prezzo del noleggio. Ciò che non lo vale, il prezzo del noleggio, è la trama, esile e alla fine delirante. Valerio Mastandrea ed Elio Germano sono due imprenditori edili che si ritrovano a casa di Morandi – cantante che accudisce la moglie malata e che si prepara a tornare sulle scene dopo una lunga assenza – per un lavoretto nella mega villa; il loro arrivo nel tranquillo e sperduto paesino darà vita a una serie di eventi che culmineranno in una inverosimile mattanza finale. C’è il coraggio di esplorare un genere prettamente statunitense (famiglie o comunità “disturbate” sono ormai all’ordine del giorno nel cinema USA), l’atmosfera che si respira è malata il giusto, ma l’epilogo è davvero troppo forzato. Domanda: senza alcun cadavere, ma solo attraverso l’uso della violenza, questo film ci avrebbe rimesso? Al contrario, probabilmente guadagnato. Ma poi scusate: nel momento clou che prelude al finale, la badante che fine fa?
Ottimo Morandi (che a sorpresa si aggiudica il confronto con Mastandrea e Germano), bravo e inquietante il giovane Lorenzo Rivola.
Per non lasciarvi senza film per la serata: da uno Sconsiglio a un consiglio per la visione
Dead man down-Il sapore della vendetta, di Niels Arden Oplev. Con Colin Farrell, Noomi Rapace, Terrence Howard. Titolo originale Dead Man Down. Azione-Drammatico, USA 2013.
Spunto interessante: malvivente malinconico e ragazza ferita dalla vita si incontrano e forse si piacciono. Ma nessuno dei due, in realtà, è ciò che sembra. E’ un film sulla vendetta (c’era bisogno di suggerirlo col consueto delirante titolo italiano?) e sulle sue conseguenze, ben diretto e sceneggiato. Peccato solo per il finale-sparatutto, molto ma molto statunitense; ed è strano, perché il regista è danese, già notato con l’originale “Uomini che odiano le donne”, poi rifatto made in USA da David Fincher. Nota a margine: sempre bravo Colin Farrell. Come Mark Whalberg. Se Whalberg è sempre sbarbato e incazzato, Farrell è sempre barbuto e malinconico. Ragazzi, un po’ di fantasia…