Vogliamo parlarne di quei fessi che si tolgono la maglietta pur sapendo di ricevere un’ammonizione?
Stop all’emulazione, niente riprese tv per gli invasori di campo. Bene perbacco. Ma perché gli invasori di campo no e quei fessi che si tolgono la maglietta per festeggiare i gol, pur sapendo di essere ammoniti, sì? E badate bene che il termine fesso non è offensivo, perché uno che rischia di lasciare la sua squadra in inferiorità numerica perché non può esultare in altro modo, è oggettivamente fesso. Punto.
Facciamo un esperimento? Proviamo? Niente inquadrature. Così vediamo se è un’estensione dei selfie e della voglia di mostrare gli addominali, o un reale irrefrenabile impulso. In subordine: accordo fra le società e taglio del 50% dello stipendio a chi si toglie la maglietta per esultare. In questo caso dubbi non ne abbiamo: la smettono. Garantito.
Ma non è una cosa seria.
Capite bene che se non c’è contemporaneità nelle ultime gare di un Europeo Under 21 – quando in palio c’è il ripescaggio per la migliore seconda fra tre gironi – il calcio non può essere ritenuto una cosa seria.
Ci sarebbe un regolamento da far rispettare.
Si è poi scoperto perché nessuno fa rispettare la regola dei sei secondi ai portieri? Quale regola, dite? Ecco, appunto, è talmente disattesa che nemmeno la si conosce. Regola 12 del Giuoco del Calcio: calcio di punizione indiretto se il portiere “controlla il pallone con le mani per sei secondi prima di disfarsene”. E badate bene che far rimbalzare il pallone, una volta effettuata la parata e prima di rinviare, è considerato possesso. Se volete farvi quattro risate mettetevi con un cronometro davanti alla tv. Avete idea di quante volte il portiere trattiene la palla per più di sei secondi, sotto l’occhio benevolo del direttore di gara? La regola del buon senso non può esistere quando c’è una precisa indicazione temporale, come in questo caso. E’ così e basta. Quindi, tornando a noi: si è poi scoperto perché nessuno fa rispettare la regola dei sei secondi ai portieri, nel magnifico Giuoco del Calcio?
Le telecronache ai tempi della deriva social-egomaniaca.
“Ecco Pedrito, giocatore che io personalmente adoro”. Innanzitutto la doverosa e ponderata considerazione da spettatori: sai quanto ce ne importa, telecronista, delle tue preferenze? Se è un discorso da bar o da facebook ok, passi, ma se lo dice un telecronista (di TV8, giusto per non generalizzare) durante la finale di Europa League tra Arsenal e Chelsea…beh no, non va bene per niente.
Una volta i telecronisti arrivavano al massimo al plurale maiestatis, se proprio volevano dire la loro, con discrezione. Vabbé, non vogliamo esagerare, magari è stato un caso isolato, dettato dall’irresistibile attrazione del telecronista per Pedrito, “che ha vinto tutti i trofei del mondo del calcio”, definito poi “immenso” al momento della sostituzione.
Curiosità: anche il Torneo della Montagna ha vinto Pedro? E lo scudetto del campionato italiano? E il campionato indiano lo avrà vinto?
Per non dimenticare.
Trascrizione letterale di un’intervista andata in onda alla vigilia di una partita dell’Europeo 2016 (Rai 1). Il nome dell’intervistatore, ma pure dell’intervistato, li tacciamo per pietas cristiana. Ricordiamo comunque che se la domanda è improponibile, non è obbligatorio rispondere.
Giornalista: – Lei ha una figlia splendida dal nome evocativo, Vittoria, quasi un segno del destino.
Allenatore: – Sì, un bellissimo nome, soprattutto una bellissima figlia…e…ecco, speriamo che sia di buon auspicio.
Giornalista: – Ci sarà domani? (sua figlia alla partita, ndr)
Allenatore: – Sì.
Giornalista: – Ah, bene, beh, questo le fa piacere, no?
Allenatore: – Assolutamente, mi segue sempre.
Rendiamoci conto che per ascoltare ‘sta roba abbiamo pagato il canone. In alcuni Paesi del Sudamerica hanno fatto la rivoluzione per molto meno.
(fine nona puntata)