Rolando Rivi Beato: riconoscimento al martire ucciso dai partigiani

Le diocesi d’Emilia celebrano a Modena il seminarista 14enne ucciso nel 1945
Rolando Rivi
Rolando Rivi

Da oggi pomeriggio è Beato Rolando Rivi, il seminarista reggiano che nell’aprile 1945 a soli 14 anni venne torturato, mutilato e ucciso da alcuni partigiani comunisti in un bosco dell’Appenino modenese. La cerimonia di beatificazione è stata celebrata a Modena, davanti a seimila fedeli. La sede originaria della celebrazione, piazza Grande, è stata modificata tre giorni fa. Troppi i fedeli in arrivo: è stato necessario utilizzare il PalaCasaModena (ex PalaPanini), e in tanti hanno seguito la cerimonia da un tendone posto all’esterno del palazzetto.

La liturgia è stata presieduta dal cardinale Angelo Amato, Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi e rappresentante di Papa Francesco: con lui l’arcivescovo abate di Modena – Nonantola Antonio Lanfranchi, il vescovo di Reggio Emilia Massimo Camisasca, i modenesi monsignor Lino Pizzi, vescovo di Forlì – Bertinoro, ed Enrico Solmi, vescovo di Parma, il cardinale di Bologna Carlo Caffarra, il vescovo di Ferrara – Comacchio Luigi Negri e monsignor Lorenzo Ghizzoni, arcivescovo di Ravenna – Cervia.
Insieme a loro gli emeriti Giuseppe Verucchi, Adriano Caprioli e Germano Bernardini.
Ben 95 i sacerdoti modenesi che hanno concelebrato, oltre ai 49 provenienti dalla diocesi di Reggio e i 48 dalle altre diocesi italiane.

Il giorno scelto per celebrare la memoria del Beato Rivi è il 29 maggio, lo stesso in cui (nel ‘45) la sua salma venne traslata e tumulata nel cimitero del suo paese natale. Ricordando il martirio di Rolando Rivi, “un bambino consacrato a Dio in mano a uomini senza Dio”, e i motivi della sua beatificazione il cardinale Amato ha ricordato le parole del Beato quando, preoccupati per i gravi rischi cui andavano incontro sacerdoti e seminaristi durante la guerra, i parenti gli consigliarono di non indossare più la veste da seminarista. “Non posso, non devo togliermi la veste – la risposta del Beato – non posso nascondermi, io sono del Signore”.

 

BREVE VITA DI UN GIOVANE BEATO
Si snoda tra le province di Reggio Emilia e Modena la breve vicenda umana del Beato Rolando Rivi.
Nato a San Valentino, frazione di Castellarano, secondo dei tre figli di Roberto Rivi e Albertina Canovi, entrò nel seminario di Marola nell’autunno del 1942 ma nel 1944, in seguito all’occupazione tedesca del paese, fu costretto a ritornare a casa.

Il 10 aprile 1945 fu preso da un gruppo di partigiani comunisti che costrinsero il ragazzo 14enne a seguirli nella boscaglia. Dopo tre giorni di percosse, umiliazioni e sevizie, lo uccisero a colpi di pistola in un bosco di Piane di Monchio, frazione di Palagano.

Seguendo le indicazioni di alcuni partigiani, comprese quelle dello stesso assassino, la sera del 14 aprile Roberto Rivi e don Alberto Camellini, curato di San Valentino, ne ritrovarono la salma che presentava il volto coperto di lividi, il corpo martoriato e le due ferite mortali, una alla tempia sinistra e l’altra all’altezza del cuore. L’indomani lo trasportarono a Monchio, dove ebbe esequie e sepoltura cristiane.

Dopo la Liberazione, il 29 maggio 1945 la salma fu traslata e tumulata nel cimitero di San Valentino, con l’omaggio di tutti i parrocchiani. Essendo divenuta la sua tomba meta di pellegrinaggi, il 26 giugno 1997, con una solenne cerimonia, gli venne data nuova sepoltura all’interno della chiesa di San Valentino, nel sacrario dei parroci della pieve.

Il vescovo Camisasca lo scorso aprile sul luogo del martirio del Beato Rivi
Il vescovo Camisasca lo scorso aprile sul luogo del martirio del Beato Rivi

Dopo una serie di guarigioni riconosciute come miracolose dalla Chiesa cattolica, in quanto ottenute con la sua intercessione, il 7 gennaio 2006 è stata aperta dall’arcidiocesi di Modena la sua causa di canonizzazione. Nel maggio 2012, la competente commissione vaticana dei teologi “censori” ha approvato la validità del suo martirio in odium fidei. Il 28 marzo 2013 papa Francesco ha autorizzato la Congregazione per le Cause dei Santi a promulgarne il decreto che ne riconosce il martirio.

 

UNA STORIA TORMENTATA
Per molti anni, la vita e la morte di Rolando Rivi hanno rappresentato un aspetto controverso della storia della Resistenza in Emilia. Alla tesi del martirio dovuto a motivi di odio (anti)religioso si contrappone quella di chi sostiene invece che i responsabili, pur avendo avuto un ruolo nelle formazioni partigiane della zona, commisero “un reato di delinquenza comune e non furono spinti da ragioni ideologiche come si vorrebbe far intendere”.

Una scia di polemiche che si trascina ancora oggi. Basti pensare al caso dell’intitolazione del piazzale antistante la stazione Mediopadana di Reggio Emilia. La giunta comunale avrebbe voluto intitolarla proprio al beato Rivi, mentre la Cgil ha detto per bocca del segretario provinciale Matteo Alberini di ritenere “più opportuno intitolare quel luogo ai tre lavoratori edili che hanno perso la vita durante la costruzione del tratto reggiano della ferrovia ad alta velocità”. Il Comune di Reggio ha comunque garantito che il nome del beato Rolando Rivi “sarà inserito nell’elenco dei toponimi di riserva, cioè dei nomi in attesa di assegnazione a luoghi pubblici. La commissione tecnica toponomastica esprimerà una propria valutazione e proposta alla giunta Comunale, a cui spetta la decisione finale sulle intitolazioni e che deciderà appunto quale luogo intitolare a Rolando Rivi”.

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