E’ passato un anno dall’alluvione che il 13 ottobre del 2014 ha allagato due quartieri di Parma. Se i segni più evidenti dell’esondazione del Baganza sono cancellati ormai da mesi, restano tuttora danni ad infrastrutture private – ripristinate a spese dei proprietari al più con l’aiuto di fondazioni e contribuzioni volontarie – e lungaggini nei lavori di sistemazione del greto del torrente. Per non parlare della cassa d’espansione, il cui progetto ha ricevuto i previsti finanziamenti statali anche se secondo le previsioni più ottimistiche non sarà cantierizzata prima del 2017. Per vederla finita, a patto che arrivino tutti i fondi previsti, serviranno poi altri sei anni.
Nel frattempo, i quartieri Montanara e Molinetto proseguono nel loro cammino verso la normalità ricorrendo alle tipiche tradizioni emiliane: lavoro, maniche rimboccate e solidarietà. Fin qui è soprattutto grazie a questa combinazione che i segni di una devastazione da oltre 100 milioni di danni appaiono un ricordo già lontano. E proprio sui ricordi è incentrato il primo “compleanno” dell’alluvione più dannosa nella storia della città: ricordi dell’esondazione, della reazione di residenti e volontari, dei lavori fatti e da fare, delle conseguenze a breve e lungo termine.
Per l’intera giornata di oggi si parlerà di tutto questo in un convegno in programma al campus universitario, con esperti di geologia e rappresentanti istituzionali. Dalle 16,30, nei pressi del fu ponte della Navetta, è previsto invece un presidio di cittadini alluvionati che faranno il punto sui danni e le relative spese e rimborsi (per i fortunati – ma ce ne sono? – che li hanno visti). Commemorazioni, se così si può dire, che arrivano al termine di una settimana caratterizzata da numerosi eventi dello stesso genere, a partire dalla “camminata” di due giorni fa lungo il Baganza e i luoghi dell’alluvione.
La speranza di tutti è che l’emergenza, tuttora tale, sia affrontata e risolta in tempi rapidi. Le commemorazioni servono a non dimenticare, ma per risolvere i problemi non sono mai bastate.