
Il consiglio di amministrazione di Iren ha approvato i risultati al 30 settembre: escludendo gli elementi positivi non ricorrenti che hanno influenzato positivamente i primi nove mesi del 2019 e quelli di quest’anno, l’Ebitda è risultato in crescita dell’1% grazie in particolare all’incremento degli investimenti (414 milioni di euro, +27,9%, connesso principalmente al repowering dell’impianto di Turbigo) e alla natura del gruppo, che ha permesso di contrastare un contesto caratterizzato dalla pandemia e da altri fattori di segno negativo e spingere la multiutility verso il raggiungimento degli obiettivi strategici declinati nell’ultimo piano industriale.
Il gruppo Iren ha chiuso i primi nove mesi dell’anno con ricavi in calo del 17,6% (a quota 2,6 miliardi di euro) a causa di uno scenario energetico e climatico particolarmente sfavorevole. Tale calo, però, non si è riflesso in una perdita di marginalità, che si è attestata a 653 milioni (margine operativo lordo +1,1% al netto degli elementi non ricorrenti, escludendo dunque il saldo netto di circa 30 milioni degli elementi che hanno influenzato positivamente i primi nove mesi del 2019 e quelli di quest’anno).
La flessione delle business unit Energia e Ambiente è infatti stata completamente assorbita dai miglioramenti della marginalità delle divisioni Mercato e Reti. Il risultato operativo (Ebit) è stato pari a 290 milioni (-15,6% rispetto ai primi nove mesi del 2019, ma escludendo gli elementi non ricorrenti risulterebbe in diminuzione del 4,8%); l’utile netto del gruppo attribuibile agli azionisti, invece, è risultato pari a 153 milioni (-19,7% rispetto ai 191 milioni al 30 settembre dello scorso anno, ma -6,9% escludendo i già citati elementi non ricorrenti).
L’indebitamento finanziario netto è arrivato a 2.915 milioni (+7,8% rispetto ai 2.706 milioni di fine 2019): l’incremento è da ricondursi alla forte crescita degli investimenti, alle operazioni straordinarie di consolidamento e al peggioramento del capitale circolante netto in seguito al ritardo degli incassi dei crediti commerciali dovuto principalmente alla situazione Covid-19 (+50 milioni).